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Una settimana fa, il Congresso della FIFA, che si è tenuto ad Asunción, in Paraguay, è stato teatro di un evento inaspettato: alcuni delegati UEFA, tra cui il presidente Aleksander Čeferin, hanno abbandonato la sala in segno di protesta. Ma cosa ha scatenato questa reazione così decisa? Il motivo principale sembra essere il ritardo di tre ore di Gianni Infantino, il presidente della FIFA, ma la questione va ben oltre un semplice imprevisto. Si tratta di una questione di principio, un segnale di un malessere profondo che aleggia tra le due organizzazioni. E non è solo la puntualità a essere in discussione.
Un viaggio controverso
Infatti, il giorno prima del Congresso, il presidente FIFA si trovava in un tour nel Golfo insieme al presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. Un viaggio che lo ha portato a incontrare i leader di Qatar, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, paesi al centro di numerose polemiche per le loro politiche sui diritti umani. Durante una cerimonia, addirittura, l’emiro del Qatar ha omaggiato Trump con un pallone d’oro, un gesto che ha sollevato non pochi sopraccigli. Dunque, ci si chiede: come può il presidente della FIFA, che dovrebbe rappresentare il calcio nel mondo, trovarsi in una simile situazione? È inaccettabile, almeno per i delegati UEFA.
Le reazioni della UEFA
Le critiche non si sono fatte attendere. Debbie Hewitt, presidente della Federcalcio inglese, ha definito il ritardo di Infantino “profondamente deplorevole”, mentre Lise Klaveness, presidente della Federazione norvegese, ha parlato di un atteggiamento “deludente e preoccupante”. Infantino, nel suo intervento, ha cercato di giustificarsi affermando che la sua presenza era necessaria per rappresentare il calcio e il Congresso. Ma le parole non hanno convinto. Come riportato da Human Rights Watch, l’ONG newyorkese ha chiesto spiegazioni su questo viaggio, sottolineando che la FIFA ha perso il suo valore sociale e che Infantino sembra più un membro dell’entourage di Trump che un leader del calcio mondiale.
Un clima di sfiducia
Questa controversia si inserisce in un contesto di crescente sfiducia tra UEFA e FIFA. I rappresentanti europei si sentono sempre più marginalizzati, nonostante siano alla guida della maggior parte delle squadre e delle nazionali che hanno fatto la storia di questo sport. La FIFA, da parte sua, sembra sempre più focalizzata sull’espansione verso est, ignorando le preoccupazioni europee riguardo ai diritti umani e alla gestione dei Mondiali. La creazione del Mondiale per Club ha ulteriormente esacerbato questa frattura, creando tensioni e malumori tra i vari attori.
Il futuro di Infantino
Infantino, attualmente al centro di un fuoco incrociato di critiche, si prepara a correre per il suo quarto mandato nel 2027. Ma le polemiche non si placano. Solo pochi giorni fa, è stata presentata una denuncia ufficiale contro di lui per “mancato rispetto degli standard dei diritti umani” in relazione all’assegnazione dei Mondiali in Arabia Saudita. Un segnale preoccupante, soprattutto considerando che tra i promotori di questa denuncia c’è Mark Pieth, ex consigliere anticorruzione della FIFA, che ha sempre messo in guardia sui rischi legati a eventi sportivi in paesi con gravi problemi di diritti umani.
Un panorama incerto
Il clima attuale nella FIFA è teso. Il Guardian ha recentemente pubblicato un articolo in cui si sostiene che Infantino e Trump stiano “prendendo per sé la Coppa del Mondo 2026”, suggerendo che il torneo potrebbe essere utilizzato per la glorificazione di un leader in un modo che non si vedeva dai tempi di Mussolini. In questo contesto, quel che è certo è che il futuro del calcio mondiale è in bilico e le scelte di Infantino potrebbero avere conseguenze profonde. La domanda che molti si pongono è: dove porterà tutto questo? La FIFA riuscirà a ritrovare la sua credibilità e la sua integrità? O assisteremo a un ulteriore allontanamento tra le due organizzazioni? Solo il tempo lo dirà.