Formazione sportiva: tra segreterie e corsi, chi ci guadagna davvero?

Un viaggio critico nel labirinto della formazione sportiva, tra corsi e burocrazia.

Diciamoci la verità: il mondo della formazione sportiva è un intricato labirinto di procedure, contatti e organizzazioni che, anziché aiutare, spesso complica la vita a chi desidera davvero migliorare le proprie competenze. Non è un segreto che le segreterie e i corsi di formazione siano necessari, ma ci si chiede quanto effettivamente siano efficaci e come si distribuiscano le responsabilità in questo sistema. In questo articolo, esploreremo la realtà poco glamour di questo settore, mettendo in discussione il valore reale di corsi e coordinamenti.

Un sistema burocratico che frena l’innovazione

Il re è nudo, e ve lo dico io: la burocrazia che circonda la formazione sportiva è spesso più un ostacolo che un aiuto. Le segreterie provinciali, come quella di Marta Comi, sono strutture necessarie, ma quanto spesso si trasformano in un labirinto inestricabile di numeri di telefono e indirizzi e-mail? Chi di voi ha mai provato a contattare un coordinatore di corsi senza sentirsi sopraffatto dalla quantità di informazioni poco chiare e da una rete di contatti che sembra creata apposta per confondere?

Statistiche alla mano, sappiamo che per ogni ora di formazione, ci sono almeno due ore di burocrazia. Questo non solo ritarda il processo di apprendimento, ma demotiva anche i partecipanti. Chi ha voglia di navigare in questo mare di indecisioni quando l’orario di apertura è limitato, come nel caso della segreteria della formazione, che opera solo da lunedì a venerdì, dalle 09.00 alle 14.00? Questo crea un ulteriore ostacolo per chi lavora o ha altri impegni. La realtà è meno politically correct: i corsi di formazione, spesso, non sono accessibili per tutti.

Chi trae davvero vantaggio dalla formazione?

So che non è popolare dirlo, ma il sistema attuale sembra più focalizzato sul mantenimento di posti di lavoro all’interno delle segreterie che sul reale miglioramento delle competenze degli allenatori e dei dirigenti sportivi. Quando analizziamo la figura di chi coordina questi corsi, come Daniela Roverselli o Fabrizio Porcellati, ci rendiamo conto che spesso si è più concentrati sulla gestione dei corsi che sulla loro qualità. Il risultato? Un’inflazione di corsi che non sempre rispondono alle reali esigenze del settore.

Se consideriamo il numero crescente di corsi di defibrillatori e di formazione per arbitri, ci si deve chiedere: chi beneficia realmente di questi corsi? La risposta è semplice: le organizzazioni, che riescono a incassare tasse di iscrizione, mentre i partecipanti spesso tornano a casa con più domande che risposte. Il panorama è desolante e, paradossalmente, non si investe in una vera formazione che possa portare a un miglioramento tangibile delle competenze.

Conclusione: una riflessione necessaria

In conclusione, il mondo della formazione sportiva è un sistema che ha bisogno di una seria revisione. Le segreterie e le strutture di coordinamento devono essere ripensate per mettere al centro l’apprendimento e la crescita personale, piuttosto che il mero rispetto delle procedure. È tempo di smantellare questo labirinto burocratico e costruire una rete di sostegno che realmente favorisca i professionisti dello sport. Invito tutti a riflettere su questi punti: siamo disposti a continuare a tollerare questo sistema inefficace o è giunto il momento di richiedere cambiamenti significativi?

Scritto da AiAdhubMedia

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