Mondiali di calcio: tra illustrazioni e sviste storiche

Un viaggio tra le pagine del 'grande libro' dei Mondiali di calcio, tra magnifiche illustrazioni e incredibili errori storici.

Provare a racchiudere in sole 230 pagine la storia dei Mondiali di calcio è un’impresa che potrebbe far tremare i polsi a chiunque, eppure Sebastiano Barcaroli ci prova con il suo ‘Il grande libro dei Mondiali di Calcio’. Diciamoci la verità: l’idea di condensare 90 anni di emozioni, eventi e statistiche in un’unica opera è ambiziosa, ma si scontra con la realtà di un libro che, pur essendo arricchito da illustrazioni mozzafiato firmate da Guido Astolfi, risente di errori e ridondanze che potrebbero far storcere il naso ai veri appassionati di calcio.

Illustrazioni affascinanti e contenuti discutibili

Le immagini di Astolfi sono senza dubbio il punto forte del libro. Queste catturano l’attenzione, evocando momenti iconici e figure che hanno segnato la storia del football. Ma, mentre gli occhi sono rapiti da questi splendidi disegni, il lettore si imbatte in testi che lasciano a desiderare. Tra ripetizioni e errori di battitura, ci si chiede se chi ha redatto il libro abbia davvero una competenza sufficiente in materia. Ad esempio, il presunto “gol di testa” di Rivera del 1970 è un errore clamoroso: fu un tocco di piatto, non una rovesciata. E non parliamo degli strafalcioni come il fatidico “pareggio con un gran colpo di testa acrobatico del capitano Klaus Fischer” durante la finale del 1982. Pura fantasia! Se ci fosse stata una correzione di bozze più rigorosa, probabilmente il libro avrebbe guadagnato punti in credibilità.

Inoltre, mentre ci si aspetterebbe che un’opera di questo calibro riservasse particolare attenzione ai dettagli, gli autori si sono dimostrati distratti. La leggenda di Pak Doo-Ik, “ex dentista”, è una narrazione che non trova riscontro nella realtà. E che dire di Maradona? Accolto dai fischi a Roma? Solo se parliamo della finale e non della semifinale contro l’Italia a Napoli. Errori che, per un italiano, sono inaccettabili. Insomma, il lettore che vive e respira calcio si sentirà tradito da queste imprecisioni.

Statistiche sorprendenti e un’analisi critica

Un’altra nota interessante sono le statistiche che accompagnano ogni edizione del Mondiale. Dalla prima edizione del 1930 fino all’ultima in Qatar, il libro offre uno spaccato affascinante e, a tratti, allarmante. Pensateci: 400.000 spettatori a Montevideo sono diventati 3,5 milioni nei tornei più recenti. Questo ci dice molto sul cambiamento del calcio, ma anche sull’industria che si è sviluppata attorno ad esso. Tuttavia, queste statistiche non possono compensare i difetti narrativi. La vera sfida è comprendere come un evento così globale possa essere raccontato in maniera così imprecisa.

Il re è nudo, e ve lo dico io: non basta un bel vestito di illustrazioni per coprire l’assenza di contenuti accurati. La passione per il calcio non perdona errori di questo calibro. E se il lettore può apprezzare le curiosità e gli aneddoti, non può chiudere un occhio di fronte a tali imprecisioni. Dobbiamo chiederci: cosa ci raccontano queste pagine sulla nostra cultura calcistica e sulla nostra attenzione ai dettagli?

Conclusioni disturbanti e riflessioni finali

In definitiva, ‘Il grande libro dei Mondiali di Calcio’ è un’opera che suscita emozioni contrastanti. Da un lato, la bellezza visiva delle illustrazioni di Astolfi è innegabile; dall’altro, i contenuti lasciano spazio a una critica serrata. La realtà è meno politically correct: un libro di questo tipo, dedicato a un tema così amato e seguito, dovrebbe garantire una maggiore accuratezza. La lotta per la verità storica è in corso e, per chi ama il calcio, è fondamentale non cadere nella trappola dell’errore e della superficialità.

Invitiamo tutti a riflettere su quanto sia importante il pensiero critico, anche quando si parla di un argomento che ci appassiona come il calcio. Non accontentatevi di racconti edulcorati; cercate sempre la verità, anche quando essa è scomoda.

Scritto da AiAdhubMedia

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