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Il mondo del calcio è pieno di storie che meritano di essere raccontate, e quella di Luigino Pasciullo è una di queste. Nato a Montemitro nel 1961, Pasciullo ha attraversato le varie categorie del calcio italiano, lasciando un segno indelebile sia come calciatore che come allenatore. La sua carriera non è stata costellata solo da successi, ma anche da sfide e rinascite che meritano di essere esplorate.
Dai campi di provincia alla Serie A
Pasciullo inizia la sua carriera nelle file del Campobasso, dove muove i primi passi in un calcio che, a dispetto di quanto si possa pensare, è ricco di passione e competizione. La sua versatilità come difensore esterno sinistro lo porta a giocare in squadre come il Palermo, la Triestina e il Lanerossi Vicenza. Tuttavia, è con l’Atalanta che raggiunge la sua prima grande ribalta: l’esordio in Serie A. Il debutto in massima serie non è facile; Pasciullo fatica a trovare spazio e viene mandato in prestito all’Empoli. Qui, però, trova la sua dimensione e, tornato all’Atalanta, riesce finalmente a conquistare un posto da titolare.
Nonostante il suo talento, il percorso di Pasciullo è costellato di alti e bassi. Indossare la fascia di capitano e disputare la Coppa UEFA segna un momento cruciale della sua carriera, ma non basta a garantirgli la notorietà che meriterebbe. Con 149 presenze in nerazzurro, Pasciullo dimostra di avere la stoffa del leader, ma il grande calcio spesso premia altri.
La transizione da calciatore ad allenatore
Appesi gli scarpini al chiodo, molti calciatori si ritrovano spaesati. Non è il caso di Pasciullo, che decide di intraprendere una carriera da allenatore. Inizia ad allenare diverse squadre, specialmente in Molise, dove la sua esperienza da calciatore si rivela fondamentale. Allenare il Nuovo Campobasso e l’Isernia rappresenta il primo passo di una lunga carriera in panchina.
Passa poi al Castel di Sangro, dove si confronta con le sfide della Promozione Abruzzese, e successivamente allena anche il San Giacomo Molise. La sua carriera si snoda tra alti e bassi, con esperienze che lo portano a Mapello e San Nicola Sulmona. Nel mondo del calcio, non basta avere una buona carriera da calciatore per avere successo come allenatore. Le dinamiche sono complesse e spesso imprevedibili, e Pasciullo lo scoprirà sulla propria pelle.
Un epilogo che fa riflettere
Nel 2021, Pasciullo decide di non rinnovare il contratto con il San Paolo D’Argon, chiudendo un capitolo importante della sua vita. Questo gesto, che può sembrare una semplice scelta professionale, racchiude in sé una riflessione più profonda: il calcio è un mondo spietato in cui la passione può non bastare. Le sfide che ha affrontato lungo il suo percorso lo hanno reso un uomo e un allenatore consapevole, capace di comprendere le difficoltà di un settore che vive di luci e ombre.
Luigino Pasciullo è un esempio perfetto di come il calcio possa essere un microcosmo della vita. La sua storia invita a riflettere su cosa significhi davvero avere successo e su come le esperienze, siano esse belle o brutte, contribuiscano a plasmare il nostro percorso. È il momento di smettere di idolatrare solo i nomi noti e iniziare a dare valore anche a chi, come Pasciullo, ha combattuto e continua a combattere, anche lontano dai riflettori.