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Filippo Citterio, nato a Giussano nel 1955, è un nome che potrebbe non suonare familiare a molti, ma la sua storia è quella di un calciatore che ha vissuto il calcio italiano in tutte le sue sfaccettature. Dalla Primavera del Milan al Palermo, passando per la Lazio, Napoli, Ascoli e Cremonese, Citterio ha avuto una carriera che merita di essere raccontata. Ma, diciamoci la verità: quanti di noi si ricordano di lui? E perché un calciatore con una carriera così ricca è finito nell’oblio?
Un inizio promettente e una carriera altalenante
Citterio è cresciuto nelle giovanili della Vis Nova e ha poi fatto il suo debutto nel Milan, ma la sua avventura in rossonero è stata breve e poco fortunata. Un’unica partita ufficiale e poi il trasferimento al Palermo, dove ha vissuto emozioni contrastanti. La finale di Coppa Italia del 1979 contro la Juventus, persa nei tempi supplementari, è stata uno dei momenti più intensi della sua carriera. Eppure, la sua esperienza a Palermo è stata segnata anche da problemi di salute, come la pericardite che lo ha costretto a un lungo stop. La realtà è meno politically correct: nonostante il talento, il destino di un calciatore può cambiare radicalmente per fattori esterni.
La stagione 1979-1980 segna il ritorno in Serie A con la Lazio, ma un’altra batosta lo attende: la retrocessione d’ufficio a causa dello scandalo del Totonero. Citterio si ritrova a navigare tra le serie inferiori, ma non si arrende. Dopo un anno di cadetteria, torna in massima serie con Napoli e Ascoli, continuando a lottare per la sua carriera. Eppure, è con la Cremonese che raggiunge l’apice, giocando come capitano e regista difensivo fino al 1990, prima di chiudere nel Brescia nel ’92. Ma, chi si ricorda di lui? La sua storia è quella di molti calciatori, che, nonostante passaggi illustri, si perdono nella memoria collettiva.
Un allenatore in cerca di una nuova identità
Dopo aver appeso le scarpe al chiodo, Citterio intraprende la carriera di allenatore, un percorso costellato di sfide. Inizia nel 1992 con le giovanili della Cremonese, ma il suo cammino prosegue in diverse squadre di Eccellenza e Promozione, dal Vis Nova Giussano all’Alto Adige, fino al Molinello e al Nibionno. La sua passione per il calcio non si è mai spenta, ma il riconoscimento è spesso svanito. La domanda sorge spontanea: perché i calciatori che hanno vissuto esperienze significative spesso faticano a trovare la loro dimensione nel mondo degli allenatori?
Il suo ultimo ruolo di rilievo è stata la direzione tecnica della Scuola Calcio dello Xenia Sport di Mariano Comense, dove ha cercato di trasmettere la sua esperienza alle nuove generazioni. Tuttavia, il panorama calcistico italiano è spietato e spesso riserva poca attenzione ai volti noti del passato. La realtà è dura: per emergere nel calcio non basta avere un passato illustre, serve anche una buona dose di fortuna e visibilità.
Conclusione: una carriera da riscoprire
Filippo Citterio è un esempio di come il calcio italiano possa essere ingiusto. Un calciatore che ha vissuto alti e bassi, ma che ha sempre mostrato dedizione e passione per il gioco. La sua storia merita di essere conosciuta e ricordata, non solo per i successi, ma anche per le sfide affrontate. Se il suo nome oggi è poco più di una nota a piè di pagina, è arrivato il momento di mettere in luce il suo percorso. Forse è il momento di iniziare a rivalutare quei calciatori che, pur non avendo avuto una carriera da superstar, hanno comunque contribuito alla bellezza e alla complessità del calcio italiano. Invitiamo a riflettere su quanti volti siano rimasti nell’ombra: la memoria collettiva è spesso selettiva, eppure il calcio è un mosaico di storie, esperienze e passioni che meritano di essere esplorate.