Argomenti trattati
Incredibile ma vero! Nonostante la vittoria, la Nazionale di Luciano Spalletti sembra più un cantiere in costruzione che una squadra pronta a conquistare il mondo. Un 2-0 sul Moldova che, a dirla tutta, ha il sapore di un successo ottenuto più per inerzia che per gran classe. Ma andiamo con ordine, perché ci sono un paio di cose da dire su questa partita che, diciamolo, non passerà alla storia.
La partita: un inizio da incubo
La serata di lunedì 9 giugno 2025 è cominciata con il botto… o meglio, con un colpo di testa di Nicolaescu che ha fatto tremare i cuori azzurri. Ma, ahimè, il gol è stato annullato per fuorigioco. Poteva essere l’inizio di un incubo, invece è stato solo un campanello d’allarme. La Nazionale ha iniziato a carburare solo a metà tempo, con Ranieri che ha scheggiato la traversa e Raspadori che, finalmente, ha trovato il gol al 40’ minuto. Insomma, un po’ come quando accendi il motore della macchina ma ci vuole un po’ prima che parta.
Cambi e raddoppio: ma è davvero un progresso?
Un paio di cambi a inizio secondo tempo e, voilà, l’Italia raddoppia! Cambiaso, con un destro che ha fulminato il portiere Avram, ha portato il punteggio sul 2-0. Ma, a proposito… non vi sembra che ci sia un po’ di confusione? Un po’ come quando cerchi di seguire un film ma le scene non sembrano collegate. Ecco, la Nazionale è esattamente così: un mix di talento e confusione. Barella e Orsolini sono entrati in campo, ma non hanno portato la scossa che ci si aspettava. Anzi, il finale è stato un susseguirsi di occasioni sprecate e un po’ di nervosismo. Un’uscita dal campo che sembrava più una camminata funebre che una festa per la vittoria.
Spalletti: tra speranza e disillusione
L’analisi di Spalletti dopo la partita è stata illuminante, come un faro in una tempesta. Parole di preoccupazione, di una squadra affaticata e che fatica a trovare il ritmo giusto. “Siamo arrivati a questo punto della stagione e i giocatori sono logori” ha detto, quasi come se stesse giustificando un fallimento imminente. E, onestamente, non gli si può dar torto. La squadra ha bisogno di un cambio di passo, e non parlo solo di schemi tattici ma di un vero e proprio rinnovamento. Da settembre ci sarà un nuovo Ct, e chissà cosa ci riserverà il futuro. Potremmo persino assistere a un cambiamento radicale, come quando finalmente si decide di ripulire il garage e si scoprono cose che non si vedevano da anni.
Un futuro da scrivere
Il passaggio alla fase di qualificazione al Mondiale 2026 è solo l’inizio di un lungo viaggio. E sebbene i tre punti siano importanti, la prestazione complessiva lascia un po’ a desiderare. Gli spettatori (ben 18.771) hanno applaudito, ma quanti di loro saranno tornati a casa con un sorriso? Probabilmente non molti. La verità è che la Nazionale ha bisogno di una vera identità, non solo di vittorie, ma di una squadra che giochi con il cuore e non solo con la testa. Ecco, forse sarebbe il caso di dare un’occhiata più da vicino ai giovani talenti del calcio italiano, perché il futuro si costruisce oggi, non domani.