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La recente grazia concessa dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha riacceso i riflettori su una vicenda complessa e dolorosa che ha coinvolto un giovane libico, Abdelkarim Alaa F. Hamad. Questo ex calciatore, condannato a una pena esemplare di trent’anni di reclusione, ha visto la sua vita stravolta dagli eventi drammatici accaduti nella notte di Ferragosto del 2015.
Il viaggio verso l’Europa
Originario di una Libia devastata dalla guerra, Abdelkarim, ventenne all’epoca, sognava di diventare un calciatore professionista. Insieme a due amici, anch’essi calciatori, ha deciso di intraprendere un viaggio verso l’Europa, convinti di avere la possibilità di realizzare i loro sogni. Ignari delle insidie che avrebbero incontrato, hanno pagato la somma di mille euro a degli scafisti di Zuwara, nella speranza di raggiungere l’Italia.
La tragedia in mare
Il barcone, partito il 14 agosto 2015, si è trasformato in un palcoscenico di orrore. Dopo poche ore di navigazione, le condizioni sono deteriorate e 49 migranti sono morti asfissiati all’interno della stiva sovraffollata. La tragedia è stata scoperta solo quando l’imbarcazione, in difficoltà a 135 miglia da Lampedusa, è stata soccorsa dalla Marina italiana.
La nave norvegese Siem Pilot ha portato a terra 313 sopravvissuti e i corpi delle vittime. Inizialmente, Abdelkarim è stato interrogato come testimone dell’accaduto, ma la situazione è rapidamente cambiata. Insieme ai suoi amici, è stato accusato di favoreggiamento all’immigrazione e omicidio plurimo.
Condanna e detenzione
La Corte di Assise di Catania, nel 2017, ha emesso una condanna di trent’anni di carcere per Abdelkarim e i suoi compagni. Nonostante le numerose polemiche scaturite dalla sentenza, che ha messo in discussione le prove presentate e le testimonianze contraddittorie, la condanna è stata confermata in appello nel 2025 e successivamente dalla Cassazione. La difesa ha sostenuto l’innocenza di Abdelkarim, sottolineando che egli era solo un passeggero su quella barca tragica.
La vita in carcere e la ricerca di riscatto
Durante i suoi dieci anni di detenzione, Abdelkarim ha intrapreso un percorso di recupero. Presso il carcere Ucciardone di Palermo ha imparato l’italiano, ha conseguito un diploma e ha scoperto una passione per l’arte e la scrittura. La sua vita ha trovato una nuova dimensione attraverso laboratori creativi, dove ha incontrato la professoressa Alessandra Sciurba, con la quale ha iniziato uno scambio epistolare. Alcuni di questi scritti sono stati pubblicati in un libro intitolato Perché ero ragazzo.
La grazia e un nuovo inizio
La grazia concessa da Mattarella ha portato a una revisione della pena di Abdelkarim, permettendogli di ottenere uno sconto di oltre undici anni. Questo significa che potrà accedere a misure alternative come la semilibertà. La decisione è stata motivata dalla giovane età al momento dei fatti e dal comportamento esemplare mostrato durante la detenzione, segno di un percorso di recupero significativo.
Il presidente della Repubblica ha tenuto conto del parere favorevole del Ministro della Giustizia, riconoscendo il valore del cambiamento avvenuto in Abdelkarim nel corso degli anni. Anche se la grazia non può cancellare la tragedia né il dolore delle famiglie delle vittime, rappresenta un importante passo verso la rielaborazione di una vita segnata da eventi drammatici.
Ora, per Abdelkarim, si apre un nuovo capitolo. Dopo anni di detenzione, ha la possibilità di ricostruire la sua vita, lontano dalle sbarre e dal peso di un passato tragico. Rimanendo connesso al suo sogno di calciatore, potrà finalmente guardare al futuro con speranza e determinazione.