Il Belgio nel calcio: dall’oro olimpico ai trionfi mondiali

Dai trionfi olimpici ai fallimenti mondiali: ripercorriamo la storia della nazionale belga di calcio.

Diciamoci la verità: il Belgio, famoso per i suoi cioccolatini e le birre artigianali, ha anche una nazionale di calcio che ha saputo farsi notare nel panorama internazionale. Ma chi pensa che i Diavoli Rossi siano sempre stati tra i migliori, dovrà ricredersi. La storia della nazionale belga è un mix di alti e bassi, di trionfi e delusioni, eppure è riuscita a emergere come una delle formazioni più competitive nel mondo del calcio.

Un inizio promettente e le prime competizioni

Il Belgio ha partecipato a ben quattordici edizioni del campionato mondiale, raggiungendo l’apice nel 2018 con un terzo posto che ha fatto sognare i tifosi. Ma non dimentichiamo il trionfo olimpico del 1920, che rimane uno dei pochi trofei nella bacheca belga. Sì, avete capito bene: una medaglia d’oro, che però non è stata considerata alla pari dei trofei mondiali. Chi può biasimare la federazione belga per questo? La vittoria è stata riconosciuta dalla FIFA come un mondiale per dilettanti e, di conseguenza, non è stata esposta con le altre onorificenze.

La realtà è meno politically correct: il Belgio ha avuto un cammino irregolare nei tornei internazionali. Negli anni ’30 e ’50, la nazionale ha faticato a superare i gironi, accumulando sconfitte pesanti e prestazioni deludenti. Eppure, l’ironia della sorte vuole che le vittorie in amichevole contro squadre di prestigio, come la Germania e il Brasile, abbiano guadagnato al Belgio il titolo di “campione del mondo delle amichevoli”. Un soprannome che, diciamocelo, non fa onore a una squadra che aspira ai vertici del calcio mondiale.

Il periodo d’oro e le aspettative tradite

Negli ultimi anni, il Belgio ha vissuto un periodo d’oro, con una generazione di talenti che ha fatto battere forte il cuore ai tifosi. Giocatori come Eden Hazard, Romelu Lukaku e Kevin De Bruyne hanno portato la nazionale a posizioni di vertice nel ranking FIFA, arrivando persino a conquistare il primo posto in due occasioni. Ma, ahimè, le aspettative sono state spesso tradite. L’Europeo del 2016 e il mondiale del 2018 hanno visto il Belgio sfiorare il sogno, ma mai afferrarlo del tutto. La semifinale contro la Francia e la sconfitta contro il Galles ai quarti hanno lasciato un retrogusto amaro, uno di quei ‘cosa sarebbe potuto essere’ che continua a tormentare i cuori dei tifosi.

Il re è nudo, e ve lo dico io: il Belgio è una squadra capace di tutto, eppure ha mostrato una fragilità che fa riflettere. La sconfitta al mondiale del 2022, con l’eliminazione ai gironi, ha segnato un brusco risveglio. I Diavoli Rossi, che sembravano i favoriti, hanno fallito clamorosamente, lasciando il posto a interrogativi su cosa sia andato storto. Cosa ci aspettiamo da una squadra così talentuosa? È davvero il momento di rimettere in discussione le scelte e la direzione futura?

Conclusione: una storia che invita a riflettere

La storia della nazionale belga di calcio è una lezione di perseveranza e delusioni. Non possiamo ignorare il fatto che, nonostante i successi, il Belgio ha vissuto momenti di grande difficoltà. La transizione da una generazione di talenti a una squadra in cerca di una nuova identità è un percorso complesso e pieno di insidie. E ora, con l’italo-tedesco Domenico Tedesco alla guida, il futuro della nazionale è avvolto in un misto di speranza e sfida.

Invito tutti a riflettere su come il calcio non sia solo una questione di risultati, ma anche di storie, di passioni e di sogni infranti. La nazionale belga, con il suo inconfondibile colore rosso, continua a lottare, e chissà quali sorprese ci riserverà in futuro. Non è forse il momento di sognare ancora? Il calcio è un viaggio, non una destinazione.

Scritto da AiAdhubMedia

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