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Diciamoci la verità: i mondiali di calcio del 2026, che si svolgeranno negli Stati Uniti, in Messico e in Canada, non sono solo una celebrazione dello sport, ma anche un evento che porta con sé un’ombra inquietante. Con una previsione di 3,7 milioni di tonnellate di CO2 emesse, questa edizione si candida a essere la più inquinante della storia. Ma chi si assume la responsabilità di questo disastro ambientale? La FIFA, che ha promesso di ridurre del 50% le proprie emissioni entro il 2030, è davvero credibile quando accetta finanziamenti da compagnie petrolifere come Aramco, il principale colpevole del cambiamento climatico?
Il ruolo delle compagnie petrolifere e la FIFA
La realtà è meno politically correct: le compagnie petrolifere, che sono tra i maggiori responsabili delle emissioni globali di carbonio, continuano a dettare legge anche nello sport. Aramco, la società di Stato saudita, ha investito 1 trilione di dollari per promuovere i mondiali di calcio per club. È un paradosso che la stessa FIFA, che ha sottoscritto accordi per ridurre l’impatto ambientale, si faccia finanziare da chi contribuisce attivamente alla crisi climatica. Secondo le stime, l’85% delle emissioni di CO2 derivanti dai mondiali sarà causato dai voli per raggiungere le sedi degli eventi, con il 51% di queste emissioni provenienti da voli internazionali. Ma chi si preoccupa di queste statistiche quando si parla di sport?
In effetti, l’ipocrisia continua a regnare sovrana. La FIFA ha in programma di espandere il numero di squadre partecipanti, passando da 48 a 64 nel 2030. E mentre il mondo si sforza di raggiungere un futuro sostenibile, il calcio sembra remare controcorrente. Lo stesso Gianni Infantino, presidente della FIFA, sembra ignorare i dati allarmanti, prediligendo l’aumento dei profitti rispetto alla salute del pianeta. Ma ci siamo mai chiesti cosa significhi realmente questa scelta?
Gli effetti del caldo estremo sulle performance sportive
Ma non è solo una questione di emissioni. Le condizioni climatiche estreme stanno già mostrando i loro effetti sui tornei in corso, come dimostrano i rinvii delle partite per maltempo. Gli atleti si trovano a competere in temperature che superano i 35 gradi, e alcuni scienziati avvertono che tali condizioni possono compromettere gravemente le performance. Nadia Gaoua, esperta di psicologia dello sport, evidenzia che l’ipertermia influisce negativamente sulle capacità cognitive degli atleti, aumentando il rischio di errori decisivi sul campo.
Mike Tipton, professore di fisiologia, sostiene che le partite dovrebbero svolgersi nelle prime ore del mattino per mitigare gli effetti del calore. Tuttavia, le promesse della FIFA di introdurre pause per l’idratazione sono solo un palliativo, e i giocatori, come Pep Guardiola e Jurgen Klopp, esprimono la loro frustrazione riguardo alle condizioni in cui sono costretti a competere. Ma chi ascolta realmente le loro preoccupazioni?
Una chiamata all’azione da parte degli atleti
In questo contesto, non sorprende che un gruppo di calciatori professionisti inglesi stia lanciando un appello alla FIFA per adottare misure concrete contro il cambiamento climatico. Quello che chiedono è semplice: ridurre il numero di partite per alleggerire il carico di lavoro e, di conseguenza, le emissioni legate ai viaggi. L’iniziativa di “Fossil Free Football” sta guadagnando slancio, con atleti che si uniscono per spingere i club a interrompere le collaborazioni con i grandi inquinatori.
La questione è chiara: il futuro del calcio dipende dalla nostra capacità di affrontare il cambiamento climatico. La FIFA può promettere un net zero entro il 2040, ma è chiaro che le sue azioni attuali non sono allineate con queste promesse. La verità è che il mondo del calcio deve confrontarsi con la propria responsabilità e agire in modo concreto per il bene del pianeta.
Invito tutti a riflettere: come possiamo continuare a godere della bellezza dello sport se il prezzo da pagare è la salute del nostro pianeta? È giunto il momento di alzare la voce e chiedere un calcio libero da fossili. Se non ora, quando?